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Istat: i dati sul censimento Pmi 2019
14 Febbraio 2020
L’Istat ha pubblicato alcuni dati sul censimento delle piccole e medie imprese, legati in generale al nuovo Censimento permanente delle imprese.
Il Censimento permanente delle imprese ha interessato un campione di circa 280 mila imprese con 3 e più addetti, rappresentative di un universo di poco più di un milione di unità, corrispondenti al 24,0% delle imprese italiane, che producono però l’84,4% del valore aggiunto nazionale, impiegano il 76,7% degli addetti (12,7 milioni) e il 91,3% dei dipendenti, costituendo quindi un segmento fondamentale del nostro sistema produttivo. La rilevazione diretta è stata realizzata tra maggio e ottobre del 2019, l’anno di riferimento dei dati acquisiti dalle imprese è il 2018.
I due terzi delle imprese (821 mila, pari al 79,5% del totale) sono microimprese (con 3-9 addetti in organico), 187 mila (pari al 18,2%) sono di piccole dimensioni (10-49 addetti), mentre le medie (con 50-249 addetti) e le grandi imprese (con 250 addetti e oltre) rappresentano il 2,3% delle imprese osservate (24 mila unità), di cui 3 mila grandi. Più della metà delle imprese è attiva al Nord (il 29,2% nel Nord-ovest e il 23,4% nel Nord-est), il 21,4% al Centro e il 26,0% nel Mezzogiorno.
Tra il 2011 e il 2018 spicca i dati di alcuni settori dei servizi, come quelli delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+41,3% di imprese e +16,7% di addetti), dei servizi di alloggio e ristorazione (+23,3% e +28,6%), delle attività immobiliari (+18,2% e +17,7%), dell’istruzione (+10,4% e +10%). Sul fronte opposto il settore delle costruzioni registra un forte calo sia di imprese (-23%) che di addetti(-22,4%).
La modernizzazione tecnologica delle attività dell’impresa risulta il processo più diffuso, (28,4% delle imprese rispondenti), seguito da attività di diversificazione attraverso la creazione di una nuova attività oltre quella prevalente(10,1%).
Dal punto di vista territoriale, le imprese con un processo di sviluppo sono pari al 37,3% nel Nord-est e al 36,0%nel Nord-ovest; incidenze inferiori si rilevano nel Centro e nel Mezzogiorno (in entrambi i casi al 32,5%).
L’estensione del contesto competitivo ha anche connotazioni territoriali: opera in ambito comunale o regionale circa il 70 e il 60%,rispettivamente,delle imprese con almeno 10 addetti di Sardegna e Sicilia, e circa la metà di quelle con sede in Calabria, Puglia e Liguria. Al contrario, un’operatività riferita a mercati sovranazionali caratterizza soprattutto le unità produttive di molte regioni settentrionali, in particolare quelle di Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Piemonte, in misura sempre compresa tra il 38 e il 40%.
A livello territoriale, l’autofinanziamento risulta preponderante nel Mezzogiorno, mentre il ricorso al sistema bancario è prevalente nelle regioni del Nord-est. La scomposizione della durata del credito evidenzia invece il Nord-ovest più proteso verso il credito a medio-lungo termine mentre il Centro a quello di medio termine.
I risultati del Censimento sono disponibili secondo il settore di attività economica, fino alla quarta cifra della classificazione dei settori, per classe di addetti, per territorio, fino alla provincia, nonché secondo diverse combinazioni delle tre componenti (settore-dimensione aziendale-territorio). Tutti i dati sono accessibili attraverso il nuovo Sistema di diffusione dedicato ai Censimenti permanenti.
Video Istat: il sistema produttivo italiano fra passato e futuro
Fonti: ISTAT – REGIONI.IT
Il Censimento permanente delle imprese ha interessato un campione di circa 280 mila imprese con 3 e più addetti, rappresentative di un universo di poco più di un milione di unità, corrispondenti al 24,0% delle imprese italiane, che producono però l’84,4% del valore aggiunto nazionale, impiegano il 76,7% degli addetti (12,7 milioni) e il 91,3% dei dipendenti, costituendo quindi un segmento fondamentale del nostro sistema produttivo. La rilevazione diretta è stata realizzata tra maggio e ottobre del 2019, l’anno di riferimento dei dati acquisiti dalle imprese è il 2018.
I due terzi delle imprese (821 mila, pari al 79,5% del totale) sono microimprese (con 3-9 addetti in organico), 187 mila (pari al 18,2%) sono di piccole dimensioni (10-49 addetti), mentre le medie (con 50-249 addetti) e le grandi imprese (con 250 addetti e oltre) rappresentano il 2,3% delle imprese osservate (24 mila unità), di cui 3 mila grandi. Più della metà delle imprese è attiva al Nord (il 29,2% nel Nord-ovest e il 23,4% nel Nord-est), il 21,4% al Centro e il 26,0% nel Mezzogiorno.
Tra il 2011 e il 2018 spicca i dati di alcuni settori dei servizi, come quelli delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+41,3% di imprese e +16,7% di addetti), dei servizi di alloggio e ristorazione (+23,3% e +28,6%), delle attività immobiliari (+18,2% e +17,7%), dell’istruzione (+10,4% e +10%). Sul fronte opposto il settore delle costruzioni registra un forte calo sia di imprese (-23%) che di addetti(-22,4%).
La modernizzazione tecnologica delle attività dell’impresa risulta il processo più diffuso, (28,4% delle imprese rispondenti), seguito da attività di diversificazione attraverso la creazione di una nuova attività oltre quella prevalente(10,1%).
Dal punto di vista territoriale, le imprese con un processo di sviluppo sono pari al 37,3% nel Nord-est e al 36,0%nel Nord-ovest; incidenze inferiori si rilevano nel Centro e nel Mezzogiorno (in entrambi i casi al 32,5%).
L’estensione del contesto competitivo ha anche connotazioni territoriali: opera in ambito comunale o regionale circa il 70 e il 60%,rispettivamente,delle imprese con almeno 10 addetti di Sardegna e Sicilia, e circa la metà di quelle con sede in Calabria, Puglia e Liguria. Al contrario, un’operatività riferita a mercati sovranazionali caratterizza soprattutto le unità produttive di molte regioni settentrionali, in particolare quelle di Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Piemonte, in misura sempre compresa tra il 38 e il 40%.
A livello territoriale, l’autofinanziamento risulta preponderante nel Mezzogiorno, mentre il ricorso al sistema bancario è prevalente nelle regioni del Nord-est. La scomposizione della durata del credito evidenzia invece il Nord-ovest più proteso verso il credito a medio-lungo termine mentre il Centro a quello di medio termine.
I risultati del Censimento sono disponibili secondo il settore di attività economica, fino alla quarta cifra della classificazione dei settori, per classe di addetti, per territorio, fino alla provincia, nonché secondo diverse combinazioni delle tre componenti (settore-dimensione aziendale-territorio). Tutti i dati sono accessibili attraverso il nuovo Sistema di diffusione dedicato ai Censimenti permanenti.
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Fonti: ISTAT – REGIONI.IT
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